
Fine '800
Alle fine del XIX secolo alcune società, tra cui quella di soccorso tra macchinisti e fuochisti, diedero la vita alla costruzione della casa dei ferrovieri, sul modello delle case del popolo.
Su un terreno di 3.400 metri quadri in via San Gregorio a ridosso della vecchia stazione centrale di Milano, il ferroviere ingegnere Italo Gasparetti, ne progettò la struttura.
L’edificio sviluppato su tre piani, oltre agli alloggi per i conduttori di locomotive, includeva un ampio salone per le riunioni, una biblioteca, una sala lettura e ‘ un albergo e ristorante cooperativo’ con annessi giardino, magazzini, e forno sociale.
All’inizio del nuovo secolo la “Società di mutuo soccorso fra macchinisti e fuochisti” divenne l’unica proprietaria della casa dei ferrovieri.
Ventennio Fascista
Con l’avvento del fascismo vennero sciolte quasi tutte le organizzazioni dei lavoratori, ma non la Mutua del Personale di Macchina che resistette nonostante le pressioni del regime fascista che mirava allo stabile da loro gestito.
Nel 1923 il regime aboliva i vincoli sull’orario di lavoro, decurtando i salari e riducendo di un terzo gli organici.
Due anni più tardi scioglieva il sindacato (sfi), e con la delibera del Gran Consiglio vietava lo sciopero ad alcune categorie di lavoratori, compresi i ferrovieri.
I treni venivano spesso scortati da un soldato che prendeva posto in cabina di guida.
Dal 1928 l’organizzazione veniva gestita dal circolo dei ferrovieri fascisti che consentiva l’attività culturale e dopolavoristica attraverso l’associazione ricreativa “arte e diletto club”.
Quest’ultima, avendo dei membri aggregati non ferrovieri, realizzò le più disparate iniziative, delle rappresentazioni teatrali alle esibizioni pugilistiche, mentre nel weekend un’orchestrina animava le danze dei soci del circolo e degli abitanti del quartiere.

Seconda guerra mondiale – sui binari della Resistenza
Nel 1941 l’associazione “arte e diletto club” fu costretta ad arrestare la sua attività, perché Mussolini considerava le sue iniziative incompatibili con la guerra in atto.
Durante la guerra Il traffico ferroviario assunse un’importanza strategica, molti ferrovieri parteciparono alla resistenza.
Si costituirono i primi nuclei di partigiani ferrovieri, con lo scopo di sabotare le linee e interrompere il traffico per i trasporti militari, ma soprattutto cercavano di ostacolare il più possibile la marcia dei treni diretti ai campi di concentramento.
Le loro azioni erano spesso spontanee e in alcune zone d’Italia raggiungevano un’intensità notevole.
In tutto il periodo che va da giugno del 1944 al marzo del 1945 vennero compiute azioni di sabotaggio che provocarono la distruzione di 230 locomotive, 760 vagoni e 276 ponti.
Il 1944 fu un anno terribile per la classe lavoratrice. Gli aumenti salariali raggiunti con durissime agitazioni, venivano annullati dall’inflazione. Gli scioperi che scoppiavano nelle fabbriche del nord superarono per intensità tutti quelli precedenti. Per sette giorni dilagarono gli scioperi e si interruppe la produzione bellica e industriale. La rappresaglia nazi-fascista non si fece attendere. Migliaia di operai vennero arrestati e deportati nei campi di concentramento.
Per fermare le deportazioni, le officine per la riparazione delle Locomotive di Milano Greco diventano il teatro di eroici sabotaggi.
Quattro ferrovieri collocarono gli esplosivi nei forni di combustione delle locomotive a vapore presenti nel deposito di Greco. Dopo aver acceso le micce si dettero alla fuga. Dopo giorni di interrogatori, perquisizioni vennero arrestati quaranta ferrovieri delle officine di Milano Greco e condotti in carcere. Nonostante le efferate torture nessuno parlò. Non parlarono neanche Antonio Colombo, Carlo Mariani, e Siro Marzetti.
I tre ferrovieri di Greco erano antifascisti, addosso gli trovarono dei volantini, in carcere trascorsero la loro ultima notte.
La mattina del 15 Luglio furono condotti al deposito di Greco dove verranno poi falciati da una raffica davanti agli altri operai, obbligati ad assistere alla rappresaglia.
Quella mattina morirono così Antonio, Carlo e Siro, i nostri Martiri di Greco.
1946 nascita del Circolo Ferrovieri Martiri di Greco
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1946 la Mutua dei macchinisti e Fuochisti riprendeva la sua gestione democratica dedicando ai Martiri di Greco il Circolo dei ferrovieri.
Il 13 settembre dello stesso anno, a Milano davanti al notaio Ezechiele Zanzi nasceva così il “Circolo Cooperativo ferrovieri Martiri di Greco”. A sottoscrivere l’atto costitutivo erano tutti ferrovieri, per lo più macchinisti (Paolo Casarotti, Egidio Fracchia, Arturo Lodesini, Angelo Papetti ed Emanuele Pesola).
Nel primo statuto veniva sancito che i soci del Circolo potevano appartenere soltanto alla categoria, abbandonando quell’apertura ai cittadini che c’era stata in precedenza.
Art 4) “possono essere soci tutti i ferrovieri che risiedono nel comune di Milano”.

Il Club dei Ganassa
Per descrivere le vicende che riguardano il Circolo durante gli anni Cinquanta e Sessanta, anche a causa di una documentazione insufficiente, si è ricorso alla preziosa testimonianza orale di quattro protagonisti di quel periodo, cioè Roberto Andreoni, Angelo Galli, Luigi Milani e Gabriele Ferri.
Nel 1949 veniva eletto presidente un uomo di grande apertura mentale, Luigi Bellazzi, un macchinista precedente impegnato nel sindacato dei ferrovieri italiani.
Bellazzi sarà alla guida del Circolo, ad eccezione di una breve interruzione, fino al 1970.
Nello stesso anno del suo insediamento si fece promotore di una modifica importante dello statuto, infatti concesse ai non ferrovieri l’opportunità di entrare come soci aggregati, con gli stessi diritti dei soci, ma con il divieto di poter partecipare al Consiglio di Amministrazione.
Grazie a questo spiraglio germoglia l’Associazione ‘club dei ganassa’, che rivitalizza l’attività del circolo realizzando le attività più disparate tra cui le gite enologiche in Piemonte, combattuti tornei di carte, bocce e biliardo, nonché gioiose feste da ballo.
Il 13 maggio del 1960 davanti a un notaio si modificava nuovamente l’articolo 4 dello statuto, rendendo possibile l’iscrizione a pieno titolo dei non ferrovieri.
art. 4 “Il numero dei soci è illimitato, ma non dovrà essere inferiore a 50 soci. Possono essere soci della Cooperativa tutti i ferrovieri che risiedono nel comune di Milano … possono altresì essere soci della Cooperativa i lavoratori residenti in Milano che vengono presentati da almeno tre soci ferrovieri”.
Negli anni ’70 grazie alla gestione De Lorenzo le riunioni del Consiglio di Amministrazione avvenivano regolarmente e venivano registrate in puntuali verbali. A lui si devono la creazione della biblioteca circolante e l’attività cinematografica.
In quel periodo il Circolo acquisiva le licenza per la vendita di superalcolici e per l’attività di ristorazione che rilanciarono significativamente la sua attività economica.
In quegli anni, gli attivisti e i consiglieri del Circolo si prodigarono a garantire l’apertura dei locali, per sopperire alle dimissioni delle gerente del banco, che aveva rassegnato le dimissioni.
Nel 1975 viene eletto presidente Franco Armiraglio, tutt’oggi membro molto attivo nel Consiglio di Amministrazione. A lui si deve un’ampia ristrutturazione del Circolo, oltre ai locali, riorganizzò l’attività interna, assegnando a dei ristoratori onesti e capaci, quali Bruno Bargigli, Isabella Dell’Orco e Vittoria Ravagli il ruolo di gerenti del bar e del ristorante.
Nel 1982 il Consiglio di Amministrazione decideva di portare il tricolore nelle manifestazioni pubbliche e da allora, in particolare in occasione della commemorazione del 25 aprile, quando i consiglieri e i soci ogni anno si recano presso il deposito di Greco per ricordare il sacrificio dei Tre Martiri, nel cielo di Milano sventolano Tricolori insieme alle bandiere delle associazioni dei partigiani ed ex-combattenti e al gonfalone della città di Sesto San Giovanni.
Negli anni ’90 la Società di Mutuo Soccorso si riappropria del Salone Liberty, mentre il Circolo affida la gestione del bar e della trattoria ai fratelli Bissolotti, che grazie alla loro competenza e innovazione donano agli spazi da loro gestiti un valore aggiunto.
Oggi il Circolo continua a proporre spettacoli teatrali, musicali, gite ed eventi, facendosi promotore di Cultura e Solidarietà. Su espressa volontà del Circolo Ferrovieri e della Fondazione Cesare Pozzo e grazie alla collaborazione degli insegnanti, tutti volontari, nel 2011 nasce il primo corso di italiano per stranieri della scuola Binari organizzati tuttora dal Centro Filippo Buonarroti.
Di queste vite spezzate non solo il ricordo ci rimane, ma il loro grande insegnamento, un sacrificio per la libertà e la democrazia.
IL NOSTRO COMPITO oggi è DARE LINFA ALLA BATTAGLIA CULTURALE, PROTEGGENDO LA STORIA, STANDO DI GUARDIA AI FATTI, TRAMANDANDO ALLE NUOVE GENERAZIONI IL SENTIMENTO DI APPARTENENZA AD UNA CATEGORIA CHE STORICAMENTE HA COMPIUTO ATTI EROICI, ABBRACCIANDO I NOSTRI MARTIRI AFFINCHE’ NON RAGGIUNGANO MAI L’OBLIO.
Tra i capannoni di greco spunta una lapide, lo sguardo fiero dei tre giovani infonde in noi la fiducia per un domani migliore.